MARTIN - Mimmo: passione US Naval Aviation

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MARTIN
Glenn L. Martin Company
Martin Company
Martin Marietta Corporation
Sistema di designazione in uso tra il 1922 ed il 1962
Sistema di designazione contemporaneo (in uso dal 1962)
Le aziende aeronautiche con il nome Martin costituiscono un altro dei principali filoni aeronautici americani degli ultimi cento anni. Le ragioni sociali cambiarono parecchie volte, così abbiamo una Glenn L. Martin dal 1912 al 1957; in quell’anno il nome fu cambiato in Martin Company, poi nel 1961 ci fu la fusione con il gruppo industriale American-Marietta ed il nome della nuova azienda fu Martin Marietta Corporation. Infine, nel 1995 ci fu la fusione con la Lockheed e nacque un altro colosso: la Lockheed Martin Corporation che opera ancora oggi, nel 2022.
Saltando a pie’ pari il periodo iniziale nel quale fu prodotto qualche biplano monomotore con elica spingente ispirato a quello che facevano i fratelli Wright e soprattutto Curtiss, il campo di interesse della Martin originaria, che, una volta stabilizzata, si era stabilita a Baltimore nel Maryland, fu rivolto ai plurimotori principalmente militari; tuttavia, essa sviluppò alcuni prodotti nel campo civile. Una famiglia di idrovolanti a scafo quadrimotori per il trasporto passeggeri includeva l’M-130 del 1935 e l’M-156 del 1940; con equipaggi piuttosto nutriti, fino a nove persone, potevano portare rispettivamente da 36 o 53 passeggeri oppure la metà di persone in cuccetta; con 3800 / 4000 cavalli complessivi, potevano volare a circa 200  km/h su rotte oceaniche, anche se a tappe; questi aerei dovevano avere costi di gestione piuttosto elevati, infatti ne furono venduti solo quattro in tutto che fecero servizio solo fino alla Seconda Guerra Mondiale. Nel 1947 fu introdotto l’M 2-0-2, bimotore terrestre ad ala bassa per 40 passeggeri; con motori stellari da 3600 cavalli complessivi (4800 in decollo con iniezione di acqua e metanolo), poteva percorrere fino a 1000 Km in poco più di due ore ed aveva delle capacità quasi STOL. L’M 4-0-4 del 1951 fu un miglioramento del precedente che aveva più o meno le stesse prestazioni; con i suoi rumorosissimi motori a pistoni risultava già alquanto obsoleto e fu prodotto in non più di 100 unità.
In campo militare le cose andarono senz’altro meglio; possiamo citare, tralasciando per il momento i modelli specificamente sviluppati per la US Navy, i seguenti progetti. L’MB-1 del 1918, bombardiere biplano bimotore da 800 hp complessivi. Seguì l’MB-2/NBS-1, evoluzione del precedente ottimizzato per l’uso notturno a corto raggio (in pratica uso tattico), appena un po’ più potente, ma con carico bellico quasi doppio. Nel 1934 fu introdotto il B-10, bombardiere bimotore metallico da 1550 cavalli complessivi; fu un progetto innovativo, caratterizzato dall’essere completamente chiuso; posti di pilotaggio, motori, carrelli, baia dell’armamento, tutto era ben carenato e le torrette dei mitraglieri erano interamente rotanti; fu sviluppato in varie versioni e tipi derivati. L’M-167 Maryland fu introdotto nel 1940; esso era un bombardiere bimotore leggero con 2100 cavalli complessivi e tre persone di equipaggio, capace di portare quasi una tonnellata di bombe. Derivato da quest’ultimo era l’M-187 Baltimore del 1941, ma ben più potente (3300 cavalli complessivi); come il precedente fu prodotto esclusivamente per l’esportazione e per noi Italiani quest’aereo è legato ad un lutto: la caduta del nostro amato pilota Carlo Emanuele Buscaglia .
Ancora nel 1941 fu introdotto il B-26 Marauder, bombardiere bimotore medio che, superate alcune difficoltà iniziali, si dimostrò abbastanza avanzato; con 4400 cavalli totali e 17 tonnellate di peso massimo poteva portare quasi due tonnellate di bombe e poteva anche raggiungere obbiettivi lontani 2000 Km; la sua velocità poteva arrivare fino a 460 Km/h e questo, insieme all’armamento difensivo costituito da 7 mitragliatrici da 12.7 (il pilota poteva disporre di altre 4 in caccia), costituì il punto di forza che lo portò a diventare il bombardiere con il minor numero di perdite in azione; fu prodotto in quasi 5300 esemplari, non pochi. Nel 1954 ci fu un altro bombardiere bimotore medio, questa volta con motori jet, si tratta del B-57 Canberra basato su un progetto English Electric; esso era caratterizzato dall’ala media e motori inglobati in essa, a circa un terzo della semiapertura; aveva una capacità di 3,3 tonnellate di bombe, tra baia in fusoliera e piloni alari; poteva essere armato comunque anche con razzi non guidati ed inoltre disponeva di ben 4 cannoncini da 20 in caccia; questo bell’aereo fu inizialmente usato come bombardiere ma ben presto fu trovato inadeguato e convertito al ruolo di ricognitore tattico, che svolse benissimo per quasi trent’anni; ne furono costruite un paio di versioni per la ricognizione strategica che fu utilizzata fino all’avvento dell’U-2 e che vide l’impiego anche come esploratore atmosferico.
Oltre a tutti i modelli illustrati, ci furono molti progetti specifici per l’US Navy.
• Modello S del 1915, addestratore monomotore biplano idrovolante a scarpone centrale, 6 esemplari.
• Modello R del 1917, addestramento monomotore biplano con motore in linea e galleggianti a doppio scarpone; tre prodotti.
• MS del 1921, minuscolo velivolo da osservazione idrovolante a scarponi da imbarcare sui sommergibili, con un motore a tre cilindri da 60 cavalli, dopo alcuni esemplari, il progetto fu abbandonato.
• Famiglia T3M / T4M / TG introdotta nel 1926, aerosiluranti idrovolanti a scarponi o imbarcati su portaerei, monomotori biplani triposto; si incominciò con motori in linea da 770 cavalli, potenti, ma pesanti e con qualche problema di affidabilità; si passò a motori stellari con soli 525 cavalli e si approdò a 620 cavalli nelle ultime versioni costruite dalla Great Lakes; capaci di portare siluri da mezza tonnellata, questi aerei furono utilizzati fino al 1937 quando furono sostituiti dai ben più moderni TBD della Douglas, la produzione si attestò intorno ai 270 esemplari.
• BM del 1931, bombardiere in picchiata, monomotore biplano biposto imbarcato; con potenza non dissimile dal precedente, era, però, abbastanza più veloce, circa 240 Km/h, ed era dotato di due mitragliatrici da 7.65, una in caccia ed una brandeggiabile al secondo posto; superò di poco le 30 unità prodotte.
• Famiglia PM / P2M / P3M introdotta nel 1930, pattugliatori a lungo raggio idrovolanti a scafo monoplani bimotori. Si partì, in verità, da un progetto Consolidated che la Martin riuscì a “strappare” perché dimostrò di poterlo produrre a prezzo inferiore; con 5 persone di equipaggio, di cui due mitraglieri per la sola difesa, e con 1050 cavalli complessivi nelle versioni iniziali, poi portati a 1500, poteva portare una tonnellata di carico bellico fino a quasi 2000 Km volando a circa 190 Km/h; non si raggiunsero le 70 unità, comunque.
• PBM Mariner del 1940, pattugliatore a lungo raggio bimotore idrovolante a scafo; caratterizzato dall’ala a gabbiano rovesciato, aveva come segno distintivo le derive sdoppiate alle estremità dei piani orizzontali, questi ultimi avevano un accentuato diedro positivo per non essere investiti dalla scia di flottaggio e le derive, che erano ad essi normali, risultavano anch’esse inclinate. Altra peculiare caratteristica consisteva nell’avere le stive dell’armamento di caduta nelle gondole motori; ebbe tra i 3400 ed i 4200 cavalli di potenza totale e, con nove persone di equipaggio, poteva portare una tonnellata di bombe o bombe di profondità per circa 3000 Km; era dotato di radar di ricerca e servì per tutta la Seconda Guerra Mondiale in quasi 1400 esemplari; le ultime versioni ebbero il carrello retrattile e rimasero nell’inventario per tutti gli anni ’40.
• AM Mauler del 1948, potentissimo bombardiere a tuffo/silurante monomotore monoposto imbarcato, diretto concorrente del Douglas AD Skyraider del quale era più potente con i suoi 2975 cavalli (contro 2700). Ai ben quindici punti d’attacco, poteva portare un massimo di cinque tonnellate di carico bellico, anche se nell’impiego operativo raramente superava la metà di quel numero; era anche dotato di 4 cannoncini da 20 nelle ali. Ne furono prodotti solo 150, per un motivo che alla Martin risultò alquanto fazioso, cioè per uniformare le unità aeree della USN ad un solo modello, il citato Skyraider, questo fu un caso unico, per l’epoca.
• P5M (poi P-5) Marlin del 1952, pattugliatore a lungo raggio bimotore idrovolante a scafo derivato dal Mariner ma ovviamente più moderno nelle dotazioni avioniche; con ben undici persone di equipaggio e con la bellezza di 6900 cavalli complessivi (a scoppio, voglio evidenziare) poteva trasportare fino a quattro tonnellate di carico di caduta, nelle stive delle gondole motori ed in attacchi subalari; riusciva a superare i 400 Km/h e al decollo poteva superare le 40 tonnellate; fu l’ultimo idrovolante americano, in servizio effettivo fino al 1967, costruito in quasi 290 esemplari.
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