North American PBJ-1D Mitchell

COSTRUTTORE / MANUFACTURER
North American Aviation Inc., Kansas City, Kansas
ENTRATA IN SERVIZIO / SERVICE START
1941
ESEMPLARE / SAMPLE
Bu No 35189, VMB-612, #10, Saipan, Isole Marianne, 1945
RIFERIMENTO / REFERENCE
"Marine Mitchells in WW two" by Jerry Scutts, Phalanx Publishing, St. Paul, USA, 1993
www.joebaugher.com
CARICHI ESTERNI / EXTERNAL STORES
razzi HVAR 5 in. (8x), sotto le ali
RAPPRESENTAZIONE / DEPICTION
A terra, parcheggiato, chiuso
LAVORO / WORK
COMPLETAMENTO / COMPLETION
#43 - 1971 (primo assemblaggio), 2013 (restauro)
SCATOLA (ACQUISTO) / KIT (PURCHASE)
"B-25 Mitchell", Airfix #485, injected polystyrene (1971)
PARTI AGGIUNTIVE / AFTERMARKET PARTS
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DECAL AGGIUNT. / AFTERMARKET DECALS
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LAVORO DI RESTAURO ▨ | |||
scultura |
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sagomatura di laminati |
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aste (dritte) |
- gambe di forza, steli inferiori (Fe) - attuatori: steli (Fe) | ||
tubi (pure telescopici) |
- elemento trasversale di vincolo (Cu) - gambe di forza, corpi superiori (Cu) - attuatori: corpi (Cu) | ||
rilavorazione di parti originali |
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LAVORO DI CORREZIONE ▨ | |||
scultura |
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rilavorazione di parti originali |
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parti importate |
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CAMBIAMENTO DI VERSIONE | |||
scultura |
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sagomatura di laminati |
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aste (dritte) |
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fili (piegati o meno) |
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tubi (pure telescopici) |
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rilavorazione di parti originali |
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parti importate |
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decal importate |
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LAVORO DI ARRICCHIMENTO ▨ | |||
formatura a freddo di laminati metallici |
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fili (piegati o meno) |
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rilavorazione di parti originali |
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parti importate |
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COLORAZIONE
?-
tutte le superfici esterne
- blue 35042 > Humbrol 15 (ES) _◍_
carrelli e vani
- Zinc Chromate >
Vallejo 078 + Humbrol 5063 (AB) _◍_
vani motori
nero Agama (AB) _◍_
cabina piloti
giallo Vallejo 087 + verde Vallejo 112 (AB) _◍_

TECNICA COLORAZIONE STRUTTURA TETTUCCIO CANOPY STRUCTURE PAINTING TECHNIQUE | ||
strisce di decal trasparente pre-smaltata a spruzzo / stripes of transparent decal sheet pre-sprayed with enamels |

LA SCATOLA / THE KIT
materiale
- buono, ben lavorabile
finitura
- rivettature troppo evidenti
dimensioni
- accettabili
giunzioni (1)
- troppo larghe le giunzioni ala-fusoliera
dettagli
- buono, ben lavorabile
decals
non usate
DIFETTI
- i vetri laterali dei piloti sono curvi e rivelano quindi una errata forma della sezione di fusoliera, è un errore non evidentissimo né facile da correggere
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Per una scatola economica degli anni '60 non ci si puo' lamentare.


LA REALIZZAZIONE (2) | ||
Perché costruire un Mitchell dei Marines? Perché proprio quello? Il modellino lo avevo già, superstite della mia stagione modellistica adolescenziale perché a me il B-25 è sempre piaciuto per le sue linee moderne per l'epoca; la motivazione l’ho avuta leggendo il citato fascicolo dedicato all’uso del B-25 da parte dei Marines. Questo modellino vuole essere un omaggio alla memoria di tanti bravi ragazzi che, tra Indonesia e Giappone, hanno dato le loro vite in un angolo secondario della guerra; tanti giovani sono stati persi non tanto per le reazioni nemiche, quanto per essersi persi in mezzo al Pacifico, di notte, senza benzina e senza orientamento. | ||
◍ | Effettivamente le canne in ottone delle mitragliatrici della Master-Model Poland sono un ottimo elemento di arricchimento. | |
◍ | Il colore non so se sia esatto, le foto in bianco e nero mostrano colori scurissimi, ma non necessariamente nero; i disegni a colori riportano un nero, i testimoni parlano di un generico blu-notte; specifche non ne ho tovate, probabilmente si usava ciò che si trovava sul campo; io ho usato il blu Humbrol 15. | |
◍ | Non ho corretto l’errore di forma della sezione trasversale di fusoliera, non è evidentissimo ed è lungo da correggere; ho preferito lasciarlo così com’è. | |
Il lavoro di recupero (altro che restauro!) è stato buono, avendo dovuto ricostruire i carrelli che erano completamente distorti. Anche se quel po’ di dettagli caratteristici della versione rappresentata fanno il loro effetto, non so, il modello mi pare che abbia poca presenza; vero è che anche gli originali risultavano un po’ spogli, dopo che erano stati privati quasi di tutto, per esigenze di autonomia. | ✩✩✩✩✩ |



UN PO' DI STORIA
Il B-25 della North American (non gli ultimi della classe, con Texan e Mustang, poi il Fury/Sabre, il Trojan, il Vigilante, il Bronco, tutti ottimi aerei) si dimostrò subito un buon velivolo, fin dai suoi primi impieghi sul fronte del Pacifico ed in Medio Oriente. Ottime erano le sue capacità di carico, intorno alle 2 tonnellate, la sua autonomia, circa 2200 Km, accompagnate da una buona velocità per un bombardiere medio: massima di circa 440 Km/h; niente male per un velivolo che poteva pesare fino a 16 tonnellate.
La U.S. Navy, per conto dei Marines, si interessò molto al velivolo e ne ottenne circa 660 (sui quasi 10mila costruiti); essi furono designati PBJ-1 ed erano, come accennato, dei B-25 reimmatricolati con sigla compatibile con i criteri della Navy; essi, tranne che per materiale asportato quando era necessario, e per qualche modifica minore, come quella dei serbatoi aggiuntivi nel vano bombe, erano uguali ai corrispondenti tipi in uso presso l’USAAF, così abbiamo: PBJ-1C = B-25C, PBJ-1D = B-25D ecc., fino al PBJ-1J = B-25J.
Per il tipo di uso che ne fu fatto, oggi rientrerebbero nella categoria Attack.
Dopo la guerra i Mitchell dei Marines furono rapidamente dismessi tranne alcuni che la Navy usò per svariate prove in volo, ma nel 1948 erano tutti fuori servizio.
Il Mitchell fu scelto per la famosa missione del colonnello Doolittle, bombardare Tokio arrivando dal mare; decollando dalla portaerei USS Hornet (CV-8), 15 aerei arrivarono, del tutto inaspettati, su Tokio, sgangiando un po’ di bombe. La missione fu un successo per due motivi; primo: ai Giapponesi fu dimostrato di non essere inattaccabili e da quel momento furono costretti ad impiegare parte delle loro risorse per istituire delle forze di difesa territoriale; secondo: gli Americani, dopo quattro mesi da Pearl Harbour, ebbero una loro simbolica rivincita che gli servì molto per tirare su il morale. Sebbene non si può trascurare che i velivoli furono tutti persi ed inoltre ben pochi degli uomini ritornarono in patria.
I PBJ-1 furono impiegati nel Pacifico in un primo periodo per missioni notturne di disturbo, partendo dall’isola Stirling, nelle Salomone, verso Rabaul, nelle Bismark, come azione diversiva.
Per aumentare l’autonomia, c’erano da sorvolare più 1200 Km di oceano tra andata e ritorno, tutto ciò che non serviva veniva tolto, a partire dalla torretta dorsale fino al radar retratile sotto al ventre, sostituito da uno fisso posto a prua, al posto del bombardiere. Quest’ultimo non serviva più, dato che la missione sarebbe stata a bassa quota. L’armamento era costituito da razzi subalari, più che da bombe, e nell’apposita baia evenivano aggiunti serbatoi di combustibile. Per la fretta dell’approvvigionamento, però, i serbatoi aggiuntivi non erano autosigillanti, ed allora anche un colpo di fucile da terra poteva perforarli e dare inizio ad una perdita invisibile nella notte, che li svuotava nelle ore di volo del ritorno a casa. I poveri ragazzi vedevano i loro aerei andare giù, nel buio della notte, in mezzo ad un mare nero ed infinito, senza nemmeno sapere bene dove si trovassero. Così ne furono persi molti di aerei e di giovani, che magari non avevano neanche dovuto usare le armi di difesa.
Nelle fasi finali del conflitto si aggiunsero le missioni, anche diurne, da Saipan, nelle Marianne, verso il territorio giapponese, come Iwo Jima. Anche in questo caso la stessa cosa, di notte, su circa 1500 Km di Pacifico, tra andata e ritorno, con quei serbatoi autosigillanti che non arrivavano!
Gli squadroni VMB-413, -423, -433, -443 e VMB-611, -612, -613 e -614 diedero un ben pesante contributo alla conduzione della guerra.