Douglas AD-5W (EA-1E) Skyraider
COSTRUTTORE / MANUFACTURER
Douglas Aircraft Company, El Segundo, California
ENTRATA IN SERVIZIO / SERVICE START
1954
ESEMPLARE / SAMPLE
BuNo 135183, reparto VAW-12, imbarco USS Forrestal, id AJ 702, Mediterraneo, 1960
RIFERIMENTO / REFERENCE
AD Skyraider – In Action Series # 60 by Jim Sullivan, Don Greer - Squadron Signal Publications, USA
CARICHI ESTERNI / EXTERNAL STORES
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RAPPRESENTAZIONE / DEPICTION
A terra, parcheggiato con ali piegate
LAVORO / WORK
COMPLETAMENTO / COMPLETION
#48 - 2015
SCATOLA (ACQUISTO) / KIT (PURCHASE)
“Skyraider A-1E” Monogram #6807 injected 1/72 (1980)
PARTI AGGIUNTIVE / AFTERMARKET PARTS
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DECAL AGGIUNT. / AFTERMARKET DECALS
Foglio Microscale 72-338 “Carrier Air Wing 8”
sagomatura di laminati |
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rilavorazione di parti originali |
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parti importate |
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CAMBIAMENTO DI VERSIONE | |||
scultura |
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sagomatura di laminati |
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aste (dritte) |
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fili (piegati o meno) |
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rilavorazione di parti originali |
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decal auto-prodotte |
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parti importate |
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decal importate |
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getti in resina |
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scultura |
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formatura a freddo di laminati metallici |
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sagomatura di laminati |
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aste (dritte) |
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fili (piegati o meno) |
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rilavorazione di parti originali |
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taglio e riassemblaggio di parti originali |
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superfici superiori e laterali |
| Humbrol 129 | ◍ | ES | ||||||||
superfici inferiori |
| Humbrol 22 | ◍ | |||||||||
zona anti-abbagliamento |
| Humbrol 33 | ◍ | |||||||||
carrelli e vani |
| Humbrol 22 | ◍ | AB | ||||||||
vano motore |
| Humbrol 81 | ◍ | |||||||||
motore | argento Revell 36-190 nero Citadel grigio Tamiya XF-20 | ◍ | ||||||||||
abitacolo |
| Tamiya XF-20 Humbrol 5085 | ◍ | |||||||||
imbottiture |
| Vallejo 70733 | ◍ |
TECNICA COLORAZIONE STRUTTURA TETTUCCIO CANOPY STRUCTURE PAINTING TECHNIQUE | ||
striscie di decal trasparente pre-smaltata a spruzzo / stripes of transparent decal sheet pre-sprayed with enamels |
LA SCATOLA / THE KIT | |||||||||||
materiale |
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finitura |
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dimensioni |
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giunzioni (1) |
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dettagli |
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decals |
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DIFETTI |
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●●● | Una tipica scatola economica degli anni '60 |
LA REALIZZAZIONE (2) | ||
Gli Skyraider multiposto erano troppo diversi da quelli monoposto per poterli trascurare e quello col radar sul ventre era il più accattivante; inoltre, mentre l’AD-1 rappresenta l’inizio della serie, l’AD-5W rappresenta il suo stadio finale. Naturalmente, nei 35 anni che sono passati da quando ho comprato la scatola a quando l’ho assemblata, saranno usciti kit ben migliori. A vedere il velivolo da vicino, risulta evidentissimo l’allargamento della fusoliera adatto a far spazio ai posti affiancati; quando non venivano caricati i pesantissimi armamenti, il motore si dimostrava esuberante e si poteva largheggiare in spazi e pesi per apparecchiature ed equipaggio, che poteva arrivare a quattro persone. | ||
◍ | Il carrello posteriore è stato trasformato per poter essere installato dopo la verniciatura generale; il tettuccio è stato separato in due parti in modo da installare la parte che rimane trasparente dopo la verniciatura; tutto il complesso della piegatura alare è venuto pulito, complici i teli di protezione che venivano sempre impiegati. | |
◍ | Qualche dettaglio superficiale in più si poteva introdurre. | |
Insomma, non c’è male | ✩✩✩✩✩ |
UN PO' DI STORIA ➥
Lo AD-5 a posti affiancati fu l’evoluzione finale degli Skyraider multiposto, un aereo così potente era la cellula naturale per un velivolo da guerra elettronica imbarcato e tanto più per la sorveglianza radar, portando a maturazione un’esperienza che si era già avviata con l’Avenger della Grumman. La sua formula, nata sull’esperienza della Guerra di Corea, era tanto valida che il velivolo fu mantenuto in servizio di prima linea per tutta la Guerra del Vietnam, tra i primi esempi di aereo longevo, con i suoi 25 anni di servizio continuato. Per fare di meglio per il pattugliamento radar si dovette passare ai bimotori, come il Grumman E-1B Tracer.
Il grande numero prodotto, quasi 3200 esemplari, insieme al lungo periodo di utilizzo operativo, praticamente 26 anni, un record per l’epoca, dimostrano come lo Skyraider fosse un ottimo aereo.
La Douglas, che ho conosciuto da vicino, aveva criteri di progettazione molto validi basati sul mantenimento della semplicità contemporaneamente alla ricerca di innovazione. Era una spremitura di meningi che costava molto e che forse è costata, nel mercato contemporaneo, l’intera esistenza dell’azienda.