OV-10A - Mimmo: passione US Naval Aviation

QUESTO SITO E' OTTIMIZZATO PER P.C. O TABLET,
PER I CELLULARI NON SONO DISPONIBILI
LE TABELLE SUL LAVORO E SULLA SCATOLA
Vai ai contenuti
North American Rockwell OV-10A Bronco
vedi anche / see also

COSTRUTTORE / MANUFACTURER
North American Rockwell Corp, (later, Rockwell International), Columbus, Ohio
ENTRATA IN SERVIZIO / SERVICE START
1968
ESEMPLARE / SAMPLE
BuNo 155433, reparto VMO-1, modex ER 205, MCAS New River, North Carolina 1982
RIFERIMENTO / REFERENCE
foglio decal
www.usni.org
CARICHI ESTERNI / EXTERNAL STORES
serbatoio 300 galloni in mezzeria fusoliera
lanciarazzi LAU-3 ai piloni alari
RAPPRESENTAZIONE / DEPICTION
in volo
LAVORO / WORK
COMPLETAMENTO / COMPLETION
#27   –   1975 (primo assemblaggio e riparazione), 2005 (restauro)
SCATOLA (ACQUISTO) / KIT (PURCHASE)
“Bronco OV-10A”, Airfix 02035, injected polystyrene (1975)
PARTI AGGIUNTIVE / AFTERMARKET PARTS
-
DECAL AGGIUNT. / AFTERMARKET DECALS
"OV-10A Broncos", Microscale sheet #72-166
LAVORO DI RESTAURO                                             
PRIMA RIPARAZIONE (1975)
formatura a caldo di laminati plastici
  • tettuccio: pannelli laterali trasparenti (AC)
scultura
  • tettuccio: longheroni longitudinali superiori (W)
RESTAURO (2005)
scultura
  • supporto di esposizione: base (W)
sagomatura di laminati
  • eliche: dischi di simulazione del movimento di rotazione (AC)
fili (piegati o meno)
  • tubo Pitot: corpo interno (punta) (Cu)
  • antenna a frusta (Cu)
  • supporto di esposizione: braccio (ST)
tubi (pure telescopici)
  • supporto di esposizione: manicotto interno alla fusoliera (P)
  • tubo Pitot: corpo esterno (ST)
rilavorazione di parti originali
  • eliche: mozzi rilavorati per accogliere dischi in acetato
  • eliminazione vecchie decal (asportazione meccanica, abrasione)
  • sverniciatura con solventi vari (acquaragia, essiccante) e detersivo stoviglie
asportazione di parti originali
  • carrelli originali eliminati perché irreparabilmente distorti
taglio e riassemblaggio di parti originali
  • portelli carrelli smontati e reinstallati chiusi
decal importate
  • numeri e contrassegni peculiari – foglio Microscale 72-166
  • contrassegni di nazionalità – foglio BaFra
LAVORO DI CORREZIONE                   
scultura
  • luce ventrale (PL)
  • masse di bilanciamento equilibratore sostitutive: bulbi (PL)
formatura a freddo di laminati metallici
  • piloni: supporti per armamento (sway braces) (Pb)
aste (dritte)
  • antenna sostitutiva sul ventre della trave sx (P)
  • spina per installazione serbatoio (P)
fili (piegati o meno)
  • masse di bilanciamento equilibratore sostitutive: aste (Cu)
  • scaletta di accesso sostitutiva in posizione retratta (Cu)
  • tettuccio: maniglie apertura (Cu)
tubi (pure telescopici)
  • tubi di scarico motori (P)
rilavorazione di parti originali
  • ala, dorso: abrasione rigonfiamento all’intersezione con la fusoliera
  • serbatoio ventrale: allungamento con inserto (W)
  • travi laterali, area motori: eliminazione prese d’aria sui lati sx
LAVORO DI ARRICCHIMENTO                  
scultura
  • lanciarazzi LAU-3 (P): pareti di chiusura
aste (dritte)
  • antenna a filo: staffe (P)
fili (piegati o meno)
  • antenna a filo (NY)
tubi (pure telescopici)
  • cannoncini: canne (ST)
  • cannoncini: parafiamma (Cu)
  • lanciarazzi LAU-3: corpi (Cu)
COLORAZIONE                              
superfici superiori e laterali
  • green FS 34097
Humbrol 105
EB
dorso ala
  • white FS 37875
Humbrol 34
EB
superfici inferiori
  • grey FS 36440
Humbrol 64
EB
abitacolo
  • grey FS 36231
  • black FS 27038
Humbrol 64
Humbrol 33
EB
TECNICA COLORAZIONE STRUTTURA TETTUCCIO
CANOPY STRUCTURE PAINTING TECHNIQUE
smalti a pennello / brushed enamels
LA SCATOLA / THE KIT
materiale
  • forse un po’ troppo tenero
finitura
  • pennellatura e chiodature troppo evidenti
  • bordi d’uscita alare troppo spessi
dimensioni
  • accettabili
giunzioni (1)
  • necessario stucco e coordinamento
dettagli
  • scarsi
decals
  • non usate
DIFETTI
  • i carrelli originali erano veramente esili, capisco i problemi di scala, indubbiamente, ma forse era il caso di usare materiali più resistenti
  • la struttura del tettuccio era di pezzo con la fusoliera, essa risultava troppo spessa
  • il dorso alare presenta il rigonfiamento di prolungamento aerodinamico del tettuccio troppo lungo
  • il tettuccio bombato richiede la produzione in più pezzi; Airfix si era organizzata con 4 pezzi: la zona parabrezza, un pannello superiore e due laterali, tutto da installare sulla struttura opaca di pezzo con la fusoliera;  anche usando colle opportune non danneggianti, come il Kristal Kleer o il Vinavil, l’assieme viene troppo pesante e sproporzionato

una scatola veramente basica, di antica concezione, praticamente un giocattolo, devo dirlo, con tutto l’affetto per Airfix
LA REALIZZAZIONE   (2)
Il Bronco ha sempre esercitato su di me una certa attrazione per essere così poco convenzionale, così come mi piacciono il Cessna Skymaster o il Blohm Voss 141. Mi attirano la sua corta fusoliera, la struttura a travi di coda, le vetrature talmente gonfie da richiamarmi gli occhi di un grosso insetto; ed anche il fatto che sia un velivolo STOL.
A me piacciono quei progetti nei quali è evidentissimo il lavoro di analisi del problema e di ricerca della soluzione, che poi è la parte creativa del mestiere dei tecnici.
Di OV-10 non ne sono stati fatti moltissimi, e molti sono stati ricostruiti e aggiornati, farne uno della versione A era obbligatorio.
Una prima riparazione fu necessaria quando lo assemblai la prima volta perché danneggiai i trasparenti nell’incollarli alla struttura fissa, allora rifeci i trasparenti e i longheroni longitudinali del tettuccio;
la soluzione di rappresentarlo in volo è dovuta al fatto che i carrelli principali si erano irrimediabilmente distorti sotto il peso e le eliche erano “andate”.
sono riuscito a rendere guardabile un kit che si sarebbe dovuto solo gettare.
La soluzione dei dischi dell’elica in acetato è un po’ banale, ma veramente allora non sapevo, e nel 2019 non so ancora, cos’altro inventarmi; bisogna comunque stare attenti anche agli acetati, quello usato da me si sta oscurando con gli anni;
il grigio Humbrol 64 non è quello richiesto né per le superfici inferiori, né per gli interni, è comunque una accettabile alternativa.
E’ bellino, alla fine.

UN PO' DI STORIA       
Il Bronco, nella versione A, entrò in servizio nel 1968 e ne furono prodotti non meno di 270 esemplari; essa fu intensamente adoperata in Vietnam, sia dai Marines che dall'Esercito, ma anche la Marina ne equipaggiò uno squadrone, 18 velivoli in dotazione del VA(L)-4.
Il velivolo fu classificato OV, osservazione a decollo corto; era lento, ottimo a basse quote, capace di osservare da vicino il  nemico, di indirizzare le operazioni al suolo, di dirigere il tiro delle artiglierie e di marcare obbiettivi importanti; poteva trasportare squadre paracadutate per l'infiltrazione e barelle di feriti da evacuare, ma era anche capace di scortare e difendere gli elicotteri (armato di missili Sidewinder) e di sferrare attacchi leggeri secondo i criteri della missione COIN, counter-insurgency.
La capacità di portare circa 1,5 tonnellate di carico bellico (in razzi, bombe e sebatoi ausiliari), unite alle quattro mitragliatrici da 7.62, ne facevano un'arma efficiente per la sua missione, tuttavia nacque l'esigenza di adattare il Bronco all'uso notturno. Si sviluppò allora la versione D che fu dotata di visore agli infrarossi e di motori da 1040 cavalli ciascuno; essa fu impiegata anche nella Guerra del Golfo.
Dopo non meno di venticinque anni di servizio, anche per il Bronco venne il momento del riposo; durante gli anni '90 praticamente tutti i reparti che ne erano dotati furono disattivati, tranne il VMO-4 che, però, divenne VMU-4 equipaggiato con aerei unmanned. I Bronco uscirono dal servizio di prima linea e pian piano anche dall'inventario. Le cellule erano tuttavia robuste e la loro vita residua permise di tenerne ancora alcuni in volo, per il diletto degli amatori o come aereo antincendio.
Il modello dell'OV-10A rappresenta un esemplare del I Squadrone da Osservazione dei Marines, VMO-1, che ne fu dotato tra il 1968 ed il 1993, con partecipazione alla Guerra del Golfo. La sua colorazione era verde e grigia tipica dei Marines, con il dorso alare dipinto in bianco per renderlo visibile agli aerei amici che scendevano dall'alto per colpire gli obbiettivi su cui esso li stava indirizzando, perché una delle missioni del Bronco fu proprio il "target spotting".
UNA MACCHINA SEMPLICE IN UN MONDO COMPLESSO       
Dopo la Seconda Guerra Mondiale lo scenario politico internazionale si sviluppò sulla base della contrapposizione dei due blocchi. Ci fu una grossa corsa agli armamenti, da entrambe le parti, e si stabilì un equilibrio basato sulla forza di deterrenza delle due "superpotenze", USA e URSS. Il confronto militare diretto fra quelle due nazioni era temuto da tutto il mondo, perché si temeva che si potesse arrivare all'uso di armi atomiche.
Il temuto "scontro tra titani" non avvenne, grazie a Dio, e oggi ci sono pareri secondo i quali esso non avrebbe mai avuto luogo, dal momento che ai governanti di entrambe le parti bastava mantenere in vita lo spauracchio del nemico, con lo scopo di esercitare un certo controllo non solo sui potenziali avversari ma anche sui loro stessi popoli.
Non ci fu vera pace, comunque, perché lo scontro militare tra le due superpotenze si realizzava in maniera indiretta e su base locale, traendo occasione dai tanti motivi di scontro, politici o sociali, diffusi su tutto il globo. Essi si impegnarono a spalleggiare le fazioni contrapposte e ne risultò che dopo la fine della guerra mondiale si svilupparono decine di conflitti locali, alcuni dei quali, purtroppo per tutto il genere umano, mai veramente risolti o sedati.
Tali conflitti, pur violentissimi, sono di "bassa intensità" nel senso militare del termine; essi, cioè, sono di basso livello strategico e vengono condotti da fazioni che possono permettesi solo tattiche di basso livello militare e l'utilizzo di armamenti poco costosi. Anche quando una delle grandi potenze si è trovata direttamente invischiata, ha dovuto subire l'imposizione di guerriglie localizzate da parte di avversari che ben sapevano di non poter sostenere gli scontri "campali" per i quali "i grandi" erano ben organizzati.
Questo è successo in Asia, in Africa, in Medio Oriente, in Sud America e, alla fine del secolo scorso, anche nell'Europa balcanica; le grandi forze armate non hanno potuto usare armamenti sofisticatissimi che erano costati investimenti ingentissimi perché avrebbero dovuto sottoimpiegarli ed esporli a rischi non commensurati ai risultati ottenibili. Tutto questo grazie anche al fatto che l'opinione pubblica mondiale avrebbe mal digerito l'uso di armamenti sproporzionati rispetto alle capacità difensive delle controparti.
Ben presto quindi, nacque, per i grandi, l'esigenza di dotarsi di armamenti adatti più alla guerriglia di basso livello tecnologico che allo scontro diretto contro avversari con uguali capacità di offesa e difesa.
In campo aeronautico dapprima si ricorse all'adattamento di velivoli esistenti, quelli più economici o più vecchi, magari surplus della guerra mondiale; la longevità di velivoli come Cessna Bird Dog o il Douglas Invader vanno viste anche in quest'ottica, finanche i vecchi Skytrain (il DC-3) divennero "cannoniere" e i francesi usavano i Corsair e i Bearcat.
In un secondo momento si pensò a velivoli nati direttamente per lo scopo e alla fine degli anni '50 in America nacque il Grumman Mohawk che avrebbe dovuto soddisfare le esigenze delle tre armi con aeronautica tattica: l'Esercito, la Marina e i Marines. Ci furono difficoltà a fare un aereo economico che rispondesse a tutti i requisiti congiunti ed allora il programma rimase solo in mano ai primi.
Dieci anni dopo, nel '66, dopo l'esperienza della Corea e durante quella del Vietnam, i Marines richiesero nuovamente un aereo specifico e ne venne fuori il Bronco, nato sui tavoli di una delle aziende più valide dell'industria americana, la North American, la madre del Texan, del Mustang, del Mitchell, del Sabre e del Vigilante.
Il progetto del Bronco era semplicissimo, fusoliera sottile, leggera e capiente, ala rettangolare a profilo uniforme, piano orizzontale efficientissimo supportato da travi di prolungamento delle gondole motori, sponson con ben cinque punti di attacco per l'armamento, più due piloni sotto l'ala.
Tre elementi erano di tecnologia spinta: il sistema di ipersostentatori, i carrelli capaci di sostenere vere e proprie cadute, i motori miniaturizzati rispetto alla potenza che potevano erogare; con non meno di 1430 cavalli complessivi, l'OV-10A poteva operare da portaerei, da campi semipreparati a ridosso del fronte e finanche da navi portaelicotteri, dal momento che non abbisognava di catapulte di lancio.
Il pilota e l'operatore, in tandem, avevano a disposizione un vero e proprio "belvedere" che gli permetteva una efficace osservazione e consapevolezza della situazione al suolo.
Quello che mi sorprese quando lo assemblai era il suo assetto “picchiato” quando era a terra; essendo STOL, gli ammortizzatori dei carrelli principali erano adatti a prendere belle botte in atterraggio, essi avevano corse molto lunghe ed erano perciò molto estesi quando l’aereo era “a riposo” cioè a G=1.
Created With WebSite X5

SiteLock
Torna ai contenuti